Capitolo sesto
Sveglia cervelli
-Uff, proprio ora che ci stavo prendendo gusto. Miaooooo- sentenziò quel felino che mi aveva privato completamente di ogni mia volontà. -Poprio adesso che cosa?- Domandai continuando a seguire quella gatta nera ed entrando furtiva e a carponi dentro una specie di sgabuzzino maleodorante.
-Proprio adesso che mi divertivo un sacco a farti fare tutto ciò che volevo IO- rispose la gatta con un lungo miagolio.
E detto questo svanì nel nell’oscurità di quel posto . Quando pensai di essere soltanto una povera stupida ricordai alle mille volte che senza discutere avevo eseguito gli ordini di mia madre e avevo rimesso a posto la mia stanza senza fiatare. In fondo eseguire ordini era una cosa che pur se riluttante ero abituata a fare. Svaniti pensieri e gatta cominciai a rendermi conto di trovarmi in un luogo piuttosto sporco, buio ,che poteva essere pieno zeppo di insidie.
Stetti in silenzio, insolitamente in silenzio, non volevo peggiorare la mia situazione e attirare su di me la curiosità di chissà quale strano essere. Attesi così a carponi e nauseata per quasi mezz’ora poi in un sussurro cominciai a chiamare la gatta sperando che si materializzasse. Volevo sapere cosa stavo facendo lì e perché mai lei mi ci aveva portata. Al mio ennesimo -Micio micio…ehi micio, micio, dove sei?- alcuni topi schifosi e spaventosi mi si presentarono davanti fissandomi con certe occhiatacce molto poco raccomandabili. Così terrorizzata e nauseata decisi di rimanere muta e immobile nella speranza che qualcuno o qualcosa mi portasse via da lì.
Quando quei topi di fogna mi passarono accanto, annusandomi curiosi, cercai di dare un’occhiatina eloquente ai miei abiti che nell’oscurità sentivo sporchi e bagnati.
-Accidenti maledetti topi – Pensai e mi venne da vomitare.
Ad un tratto però quello stanzino si illuminò e davanti a me apparve una mia bellissima antenata, la pro zia Dolores. -Zia per l’amor del cielo cosa ci faccio io qui?- Chiesi spaventata. -Dovevo andare a una festa con la mia cara amica Vale ma poi all’improvviso una gatta nera mi ha stregata e trascinata in questo letamaio. – Lei mi si avvicinò tossendo e rossa in volto cominciò a darmi speiegazioni.
-Ary è ora che tu dia una svegliata al tuo dormiente cervello! Sono mesi che cerco di inviarti messaggi sogni e altre intuizioni per farti ricordare che come me tu sei una FATA.
-E perché per farmelo sapere mi hai trascinata qui in questo luogo terrificante? Non sarebbe stato meglio farmi arrivare a te in sella a un meraviglioso unicorno per ricevermi dentro un castello colorato di arcobaleni? Che razza di fata saresti? La FATA degli sgabuzzini maleodoranti? Ringhiai inferocita mentre mi alzavo in piedi e mi ripulivo dalla terra e da quel fetore.
-Rispetto signorina bella, portami rispetto e taci.- Sentenziò la pro zia arrossendo ancora di più.
-Si dà il caso che esistano fate e fate e che ognuna ha le sue incombenze da svolgere in questo mondo. La nostra missione , quella della tua famiglia d’origine ,è la più difficile di tutte. Noi da anni combattiamo le forze oscure del mago Salkan e dobbiamo farlo di nascosto per evitare che la sua magia nera oscuri i nostri pensieri positivi.- Con un sussurrò mi scusai e osservai rapita due piccole orecchie triangolari che sbucavano fra la folta chioma della pro zia proprio sopra la testa. -Eri tu la gatta nera- Confermai a voce alta.
-Miaooo era ora che te ne accorgessi .- E ridendo compiaciuta mi diede una sonora pacca sulla testa.
-Sveglia cervelli- come lo chiamava mia nonna, giustificò, mentre mi accarezzavo la parte dolente.
-Ah va bene – mormorai guardando la sua espressione divertita .
-Ci vediamo Ary , per adesso è tutto. Buona festa. Ricordati però di essere come tutte le altre ragazzine di questo pianeta ,nessuno deve accorgersi dei tuoi poteri, nemmeno la tua amica del cuore.
-ma adesso come faccio a tornare alla macchina? Come spiego questa mia temporanea e alquanto bizzarra scomparsa?- Domandai preoccupata.
-Oh questo è un tuo problema mia cara nipote e vedi di sbrigarti perché vedo parecchia inquietudine da parte di Vale.-
Gli occhi le brillarono una coda fluttuosa e pelosa le comparve sulla schiena e miagolando svanì così com’era comparsa.